Be kind, for everyone you meet is fighting a hard battle.
Martina ha una malattia autoimmune. Il suo medico le ha detto che vaccinarsi potrebbe essere rischioso, ma non può firmarle un’esenzione, né un foglio di via. Probabilmente, se andasse al centro vaccinale, le somministrerebbero subito la dose, ma le parole del suo medico sono un macigno sul cuore. Ha paura del vaccino quanto del covid. Non è arrabbiata, solo avvilita e un po’ triste; non può più portare il bimbo in piscina, né a fare sport, perché non potrebbe accompagnarlo negli spogliatoi ed è ancora piccino. Pazienza. Finirà questa storia prima o poi. Di andare a ristorante o al bar non le importa.
Andrea è medico. Durante la prima ondata ha sempre lavorato a contatto con i malati di Covid, per un buon periodo senza presidi sanitari. L’hanno chiamato eroe, ma stava solo facendo il suo lavoro. Durante la seconda ondata è stato contagiato e si è ammalato, abbastanza gravemente. Si stava ancora ancora riprendendo quando gli hanno imposto di vaccinarsi. Andrea ha controllato i suoi anticorpi, erano tanti. Ha letto una ventina di studi per cercare conferma del fatto che fosse utile, opportuno o almeno innocuo vaccinarsi a pochi mesi dalla guarigione, ma non l’ha trovata. Ha deciso di aspettare, ma nel frattempo l’hanno sospeso. Si sente un verme, perché oltre ad aver abbandonato i suoi pazienti, ha rinunciato all’unico stipendio che arrivava in casa. Per sentirsi meglio aiuta i malati di covid trascurati dai loro medici di base, che non rispondono mai al telefono. Molti di questi si erano vaccinati, ma non è stato sufficiente.
Antonella è un’insegnante delle scuole medie. Dopo vent’anni di precariato ha vinto il concorso ed è entrata di ruolo, questo è il suo anno di prova, che deve concludere a tutti i costi. Lei, a differenza di Martina, è riuscita ad avere l’esenzione, ma gliela rinnovano di mese in mese, sempre all’ultimo, come se i suoi problemi di salute potessero risolversi per qualche miracolo. Da tre mesi, tre volte a settimana, fa la fila davanti alla farmacia perché la dirigente richiede comunque il tampone. In fila ci sono sempre le stesse persone, e Antonella si accorge che in molte sono nella sua situazione o in situazioni peggiori, e si sente meno sola. Con l’obbligo vaccinale per il personale scolastico, forse non riuscirà a concludere il suo anno di prova; dipende da quello che deciderà la burocrazia di mese in mese, sempre all’ultimo.
Mario non ha scuse o giustificazioni particolari: ha solo 65 anni, qualche acciacco, un figlio che non è autonomo e una paura fottuta. Un suo amico, dopo la seconda dose, ha avuto un infarto; il dottore gli ha già spiegato che la correlazione è tutta da dimostrare che queste cose succedono alla loro età, che per lui il Covid è molto più pericoloso di un qualsiasi remoto effetto avverso. Ma Mario pensa: e se quell’effetto remoto tocca proprio a me, se se mi succede qualcosa, chi si occupa di mio figlio? Mario sa che la sua paura non è del tutto razionale, ma ne è comunque paralizzato, e il clima che si respira non lo aiuta. Per accompagnare il ragazzo alle visite e alle terapie Mario si fa il tampone, e volte ne approfitta per andare a prendersi un caffè seduto al bar. Tutto il resto non gli interessa, pazienza.
Sono casi sfortunati, questi, e particolari. Ma la società è fatta di casi particolari, e di casi particolari ce ne sono a milioni. Queste persone, probabilmente, non le vedrete mai nelle piazze a gridare slogan, semplicemente perché non l’hanno mai fatto; forse non è nel loro stile, o non hanno tempo. Magari sono solo spaventate all’idea di trovarsi sotto i manganelli, oppure temono che la polizia, come ormai accade di norma, chieda loro le generalità. Eppure, la rabbia e la frustrazione di quelle piazze, probabilmente, la condividono.
Martina, Andrea, Antonella e Mario hanno sempre pagato le tasse e seguito le regole, non hanno mai saltato una rata del mutuo né cercato di fregare qualcuno. Hanno lavorato onestamente, aiutato amici o sconosciuti in difficoltà, tutte cose normali, insomma. Si sono sempre sentiti dei bravi cittadini e delle persone oneste.
Eppure, lo Stato li ha traditi. È capitato a tutti, in qualche momento della propria vita, di sentirsi abbandonati dallo Stato e dalle istituzioni. Ma ora lo Stato sta letteralmente perseguitando Martina, Andrea, Antonella e Mario. In assenza di un crimine riconosciuto dalla legge o di una colpa, li sta etichettando come pericolosi sovversivi. Li sta mettendo all’angolo con una freddezza, con una caparbietà e con un rigore fino ad oggi sconosciuti. Uno stillicidio di limitazioni progressive della libertà da caccia alle streghe che ora, nel mese di Novembre del 2021, dopo aver privato qualcuno di loro persino del diritto a sostentarsi, arriva a definirli “esclusi” a tempo indeterminato dalla società, nel parole del loro stesso Presidente.
E tutto questo nell’indifferenza dei loro amici e dei loro parenti (che minimizzano, non comprendono o accusano) e sotto i colpi incrociati degli insulti e dell’odio dell’opinione pubblica e dell’uomo della strada: conigli, egoisti, subumani, ignoranti, laureati alla scuola della vita, complottisti, terrapiattisti, NO VAX!
Ora, nel mese di Novembre 2021, la democrazia non è più fatta di individui. È una massa schiacciante che procede a passo marziale verso un obiettivo irraggiungibile al grido di Emergenza! dove le persone non esistono più, dove i più deboli, seppure a milioni, vengono ignorati, calpestati, lentamente uccisi in nome di un bene superiore.
“Purtroppo” dicono i più magnanimi, i più comprensivi, dall’alto del loro altare di civica moralità. “Purtroppo, per punire una minoranza di renitenti si coinvolgono anche gli innocenti”. Ma per gli innocenti quel “purtroppo” è tutta la vita.
Voi credete che, se mai le cose dovessero tornare “come prima”, se Martina, Andrea, Antonella e Mario dovessero un giorno poter tornare “con voi nella società”, sedersi al ristorante, andare al lavoro, a vedere una mostra, accompagnare i loro figli nello spogliatoio, le cose per loro tornerebbero davvero normali?
Credete che loro, come altri milioni di persone in situazioni simili, potranno mai dimenticare il tradimento che hanno subito nel silenzio e nella complicità della maggioranze dei loro concittadini?
Questa ferita non si rimarginerà. Questa cesura ce la porteremo dietro per molti anni e sarà il seme della disgregazione e del conflitto sociale che si consumerà negli anni a venire, grazie all’indifferenza di oggi. Questo ingannevole, artificiale senso di comunità sarà proprio ciò che ci disgregherà e che ci renderà più vulnerabili.
Perché Martina, Andrea, Antonella, Mario e tutti gli altri, finché vivranno, non guarderanno mai più i loro simili nello stesso modo, non riporranno mai più fiducia nello Stato, non si aspetteranno mai più nulla da niente e da nessuno — o meglio, si aspetteranno di tutto. E qualcuno di loro, tristemente, si comporterà di conseguenza.
(Tutte le storie raccontate in questo pezzo sono ispirate alle vicende di persone reali, i nomi sono stati cambiati per motivi di riservatezza)