Kampflos

Sileri: «Per i no-vax niente sigarette neanche ai distributori automatici»

31-01-2022 ⎯ Nononono

Non c’é ancora nulla di ufficiale, ma secondo indiscrezioni filtrate dal Ministero della Salute sarebbero allo studio nuove misure per il contenimento del virus. Sarebbe stato un collaboratore dello stesso sottosegretario Sileri, famoso per le sue posizioni contro i no-vax, a parlarne in via informale con i giornalisti.

La misura, volta a “tutelare la salute di chi ha scelto di non vaccinarsi”, sarebbe la prima conseguenza pratica dell’applicazione dell’articolo 9 del decreto capienze, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 8 ottobre 2021 e che consente lo scambio di dati, senza bisogno di comunicarne i motivi, tra gli enti della Pubblica Amministrazione.

Il meccanismo sarebbe semplice: le tessere sanitarie utilizzate per dimostrare la maggiore età ai distributori automatici di tabacchi verranno incrociate con l’anagrafe vaccinale: chi non si è vaccinato o non ha completato il ciclo vaccinale previsto (due dosi più booster) non sarà abilitato all’acquisto.

Fonti del Ministero riportano che la finalità non sarebbe punitiva: chi non è vaccinato corre maggiori rischi nel caso in cui contragga l’infezione da COVID-19, rischio aumentato dal consumo di tabacco. L’obiettivo sarebbe quindi quello di tutelare maggiormente quella fascia di popolazione più a rischio.

Non si conosce ancora quanto questa decisione sia condivisa dai membri del CTS o dai vertici ISS. Pochi giorni fa, le voci di una ulteriore stretta negli acquisti per i cittadini non vaccinati avevano causato polemiche tra Ministero e associazioni di categoria. Una delle ipotesi, sempre realizzabile grazie alla recente modifica dei regolamenti sulla privacy, prevedeva dei limiti all’acquisto di alcuni beni per i non vaccinati.

L’idea sarebbe quella di triangolare i dati anagrafici in possesso dei Comuni con quelli dell’anagrafe vaccinale per limitare l’acquisto di prodotti alimentari che potrebbero aggiungere fattori di pericolo per l’evoluzione dell’eventuale infezione da COVID-19 in soggetti a rischio. L’ipotesi prevede che chi non può esibire un green pass valido al momento dell’acquisto debba necessariamente mostrare il codice fiscale. Una volta scansionato il tesserino, il portale dell’Agenzia delle Entrate (attualmente in fase di sviluppo), verificati eventuali acquisti precedenti e il numero dei componenti del nucleo famigliare dell’acquirente, autorizzerà o meno la spesa. Le prime ipotesi per questo nuovo sistema prevedono un acquisto giornaliero di pane non superiore ai 200g pro-capite; lo stesso limite sarebbe allo studio per la carne rossa, ma su base settimanale. Come è noto l’abuso di carne rossa è un grande fattore di rischio cardiaco. La connessione con l’anagrafe comunale servirebbe proprio ad evitare intemperanze da parte dei furbetti no-vax: in questo modo due appartenenti allo stesso nucleo famigliare non potrebbero presentarsi a fare acquisti separatamente aggirando i limiti di legge.

La proposta è al momento ancora in fase di studio, soprattutto per motivi tecnici: collegare tra loro i sistemi informatici dei diversi comuni con quelli dell’Agenzia delle Entrate si è al momento rivelato più complesso del previsto. Al Ministero preferirebbero che l’entrata in vigore di queste norme sia contemporanea su tutto il territorio nazionale al fine di evitare inutili discriminazioni tra i cittadini no-vax residenti in comuni differenti e, forse più importante, evitare abusi da parte di chi potrebbe scegliere di acquistare alcuni beni in comuni diversi da quello di residenza solo per aggirare la norma.

Le reazioni delle Associazioni di categoria coinvolte non si sono fatte attendere, scatenando polemiche anche aspre all’interno di ConfAgricoltura. Sergio Manzi, presidente di ANPCB (Associazione Nazionale Produttori di Carni Bovine, parte di ConfAgricoltura) critica aspramente l’ipotesi di limitare l’acquisto di carne, paventando ricadute economiche su un settore già in crisi e sottolineando che “come tutto, la carne rossa fa male solo se se ne abusa: piuttosto che imporre certe decisioni per legge bisognerebbe investire nella cultura della tavola”. Di tutt’altro parere Herbert Kohl, vipitenese segretario della UNPVF (Unione Nazionale Produttori di Verdure a Foglia), che considera il provvedimento un “ulteriore passo verso la formazione di una vera coscienza a tavola”. Secondo altre fonti non si esclude che questi provvedimenti, qualora dovessero rivelarsi efficaci per la salute, possano essere estesi anche alla porzione di popolazione già coperta da vaccino.

Delle norme si discuterà durante il CDM di giovedì 3 febbraio. Non si conoscono al momento le posizioni del Presidente del Consiglio Draghi, né quelle degli altri ministri coinvolti: Stefano Patuanelli per l’Agricoltura e Giancarlo Giorgetti per lo Sviluppo Economico.

Quanto avete letto è, ovviamente completamente inventato (a dire il vero quasi completamente inventato). Quello su cui vorrei riflettere è quanto possa essere facile trasformare uno stato di Diritto in uno stato Etico, nel quale il Governo decide cosa sia meglio per i cittadini.

Le fantasiose misure illustrate in questo articolo, probabilmente, verrebbero addirittura applaudite da una parte dell’opinione pubblica. È doveroso ricordare però che, quando non è il diritto a guidare le decisioni di un governo, trovarsi dalla parte sbagliata è un attimo.